Shina Lab

An tsaotharlann na Shina

GIORNONUMERONOVE. [9.] Rispetto

[9.] Rispetto

Io odio il rispetto.
No, scusa, intendevo dire che odio il non rispetto…

Ah, e tu! Sì, tu… mi hai proprio rotto il cazzo.
Tu che mi pesti i piedi e non chiedi scusa.
Tu che fingi di non vedermi che crollo di stanchezza e ho la caviglia fasciata e mi freghi il posto sulla metro. Zitto zitto, cercando di non farti notare. Ma io ti ho notato eccome.
Tu che, io ho 80 anni, ho fatto la cazzo di guerra mentre tu ancora ti pisciavi addosso nel letto e tu guardi in basso con la musica a tutto volume nelle orecchio e con le chiappe incollate al seggiolino. C’è scritto “Posto riservato, spina!”. Riservato ai matusa decrepiti come me. So che vorresti dirlo mentre mi fissi le scarpe, mentre senti che con gli occhi ti buco la testa.
Tu che mi urti, mi passi avanti e ti constrolli la borsa. cos’è ho la faccia da scippatore, forse? C’ho la faccia del ladro? Ah, no, aspetta, è che sono giovane, non è vero? Già, i ragazzi di oggi tutti droga, sesso e rock’n'roll. Sbaglio o lo dicevano anche negli anni ’60? E già che ci penso, doveva dirlo per forza anche quando eri tu ad essere giovane… cos’è non te lo ricordi già più? Eh, passa il tempo, passa. Poi figurati, se mi permetto addirittura di scusarmi perchè sei tu che mi hai urtato contro allora vorresti mettermi le mani addosso, perchè sicuramente ho ancora in mano il portafogli che t’ho fregato. Furbo sei. Cosa? Vuoi che ti faccia vedere le mani? Accidenti, furbo e malfidato! Ma neanche per sogno. Se proprio vuoi saperlo, il tuo maledetto portamonete me lo sono ficcato nel colon…e no, è inutile che lo rincorri, è già finito bello lontano, non c’arrivi con la mano. E’ scivolato giù che è un piacere, tanto era stretto e duro, che c’erano dentro, gli spicci? Sì, mi sembrava, infatti. Da camparci una vita. Il colpo gobbo, o no? No. Non fa poi così male, in fondo sono abituato a prendere le cose nel… insomma, immagino di essermi spiegato, collega.
Ma sì, insomma, mi hai proprio rotto il cazzo tu che mi fai sprecare tutte queste parole inutili. Inutili quanto un gendarme di vimini che fa la guardia al bioparco. Quello immobile accanto alla gabbia dei pinguini che, passi, e ti regala i palloncini e le treccine di veri capelli africani. Quello che ti guarda con quei suoi occhi bovini, vitrei, con il cappello calcato sulla testa, i movimenti scattosi e i guanti troppo grandi sulle mani. Quello che non ha la bocca il più delle volte. Quello che ti fissa e ti rapisce l’anima. Quello che il più delle volte te la rapisce perché non ha nemmeno un pezzetto in quella sua divisa stretta e larga. Quello che il più delle volte torna a casa per mangiare la sera e trova la moglie a scopare col poliziotto di juta, tutti contenti e rumorosi sul letto ad acqua. Quello che rientra a casa e mangia da solo, infilandosi i sedani dalle orecchie, fissando la carta da parati con i piccoli alamari fioriti con quei suoi occhi pieni e bovini. Quello che fa gocciolare i suoi bulbi di piccole lacrime di perle. Perché una lacrima di un personaggio invisibile come il gendarme di vimini è più preziosa di una delle tue. Una delle mie. Perché lui soffre molto e delira a volte. Come me.

Ahaha… pensavi mi fossi scordato di te? Sì, anche tu mi stai profondamente sul cazzo. Tu che scendi a piedi sulle scale mobili, che vai di fretta e quel “se magari ti levi…” me lo sussurri abbastanza piano da non farti udire, ma abbastanza forte da farmi percepire che tu l’abbia sussurrato. Sappi che, con tanto amore, ti auguro di arrivare il più tardi possibile anzi, di non arrivare mai. Perditi da qualche parte per favore. Ah, e sappi anche un’altra cosa: la scalinata qui a fianco non è rotta, è proprio ferma, costruita apposta per quelli come te che hanno il pepe al culo.
Mi stai sul cazzo tu che ti affretti per salire sulla metro.
Tu che “Il treno sta arrivando fermarsi dietro la linea gialla” e tu tene sbatti, scorrazzando tra la suddetta linea e il baratro delle rotaie. Ti faccio presente, tanto per la cronaca, che il significato della parola dietro è esattamente contrario a quello che il tuo budino cerebrale ha appena percepito.

Mi stai sul cazzo tu che mi fai notare tutto questo.
Mi stai sul cazzo tu che odi tutto questo.
Mi stai sul cazzo tu che odi tutto.

Al mondo non ci sarà mai abbastanza rispetto per tutti quanti. Ci sarà sempre qualcuno destinato a rimanere senza. E allora vi pare giusto? Qualcuno sì e altri no? Insomma, la storia della nostra vita, ma vi pare veramente giusto? No. In effetti no. Allora, al diavolo. Che non ce l’abbia nessuno! La prossima volta che ti incontro te lo dico in faccia che mi stai sulle palle, ti faccio lo sgambetto e ti faccio cadere sulle rotaie, così il tuo bel budino olivastro si spiattellerà tra il brecciolino e la pancia del treno… bello! Ti spingo e ti faccio ruzzolare dalle scale così… crock il tuo collo ci rimette tutte le vertebrine una dopo l’altra. Il portafogli te lo frego davvero, ti strappo quelle dannate cuffiette dalle orecchie e ti ci impicco… maledetta generazione di depravati e alienati che non siete altro, ai-miei-tempi-sulla-metro-si-leggeva-o-si-studiava-e-merdatine-tecnologiche-come-quella-ce-le-sognavamo-e-vivevamo-tutti-bene-lo-stesso!!!

Insomma sì. Penso proprio che sia questa la scelta migliore. Niente più rispetto. Ma chi ce lo fa fare di soffocare questa rabbia dentro e di corroderci gli stomaci e i fegati come piccoli tronchi rosicchiati dalle cavie. Bianchiccie, con la codina lunga e rosea. Li vedete i topini che banchettano con le vostre viscere… carini, no? Insomma, chi ve lo fa fare. Uccidiamo la gente e viviamo tutti felici e contenti. Free pulsioni! Free violenza! Abbasso il controllo! Abbasso il rispetto…

E se un giorno dovesse capitarci di guardare indietro e renderci conto che ci siamo foderati le scarpe con gl’intestini di qualcun altro, che la nostra abat-jour illumina una interessante scultura post-moderna terribilmente somigliante nella forma e nell’odore ad un cervello e ad un cuore umani? Troppo tardi per rinsaldarli insieme… troppo tardi anche perché quando meno ce ne accorgiamo sarà qualcun altro ad aver confezionato delle graziose pattine per il parquet con la nostra pelle.  Beh se, comunque vada, dovesse capitarci di guardare indietro e renderci conto di tutto, cerchiamo di non essere troppo duri con noi stessi. Il rispetto è elitario. E anche se su sei miliardi di persone sulla terra, sei miliardi tondi tondi di esse fossero state rispettate sarebbe rimasto sempre fuori il nostro gendarme di vimini. E  lui, credete a me… non lo rispetta nessuno.

E ora ripetete insieme a me… o tutti o nessuno

This entry was posted on mercoledì, marzo 13th, 2013 at 22:13 and is filed under Senza categoria. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, or trackback from your own site.

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